STIGMA

Nella zona di Bhavnagar  ( regione del Gujarat – India) ho avuto la possibilità di entrare in  fabbriche dove grosse plance di ferro provenienti dalla demolizione delle navi vengono tagliate, fuse e trasformate nei tondini   che si utilizzano nel cemento armato.
Entrare in questi posti è stato un pugno allo stomaco.
Non c’è un altro modo per esprimerlo.
Si vedono  delle vite in croce.
Si è circondati da fuoco, croci e sudore.
Nascere, crescere e morire senza possibilità di scampo, è una vita in croce, una condanna a cui uomini  e bambini devono sottostare  spesso da queste parti.
La vita è stigmatizzata,  fermata, intrappolata in una condizione inumana, per circa 1 dollaro al giorno, per tutti i giorni che arriveranno.
E’ un luogo comune raccontare che questi uomini hanno sguardi comunque pieni di dignità e sono disposti al sorriso , ma è almeno un po’ la verità.
E’ altrettanto vero che attraversando questo inferno non sono riuscita  a togliermi dagli occhi il ricorrere  di immagini a croce, come a ricordarmi il filo conduttore di queste esistenze.
Scatto dopo scatto ho cercato di ritrarre gli uomini , i loro sguardi, la loro fatica, il loro sudore e la loro croce, perché qualcun altro possa vederli come li ho visti io : uomini con una vita in croce










LA FINE DEL MONDO

Nella lingua dei Nenets, Yamal significa la fine del mondo, un luogo remoto e ventoso ricoperto dal permafrost, fiumi serpeggianti e tundra artica. La penisola di Yamal è una striscia di terra che si estende dal Nord della Siberia fino al mare di Kara, centinaia di chilometri al di sopra del Circolo Polare Artico
I Nenets sono nomadi e si spostano con le loro renne a seconda della stagione seguendo antiche rotte di migrazione artiche. Durante l’inverno, quando le temperature possono arrivare fino ai -50° e oltre, le renne vengono portate a pascolare nelle foreste più a Sud, mentre in estate, ritornano verso Nord. Questa transumanza porta i Nenets a percorrere ogni anno circa 1.200 chilometri, rendendola una delle più lunghe al Mondo.
I Nenets non hanno avuto e non hanno tutt’ora vita facile. Durante il regime sovietico sono stati sottoposti a decenni di collettivizzazione forzata e persecuzioni religiose, mentre prima di allora erano sopravvissuti a secoli di imposizioni da parte della Russia zarista. I bambini venivano separati dalle loro famiglie e venivano costretti ad andare in scuole gestite dal governo dove gli era vietato parlare la propria lingua. Nonostante questo i Nenets sono riusciti a conservare la propria lingua e le proprie tradizioni nomadi.
La popolazione dei Nenets negli ultimi anni è messa a dura prova anche dai problemi causati dal riscaldamento globale che hanno portato e portano tutt’ora alla morte di centinaia di migliaia di renne, impossibilitate a cibarsi a causa della troppa pioggia che, successivamente, ghiaccia creando uno spesso strato di ghiaccio sul terreno. Ma il riscaldamento globale non è l’unica minaccia per i Nenets: lo sviluppo economico è ciò che mette a dura prova la loro popolazione.
Nella zona della penisola di Yamal si trova un grande giacimento di gas, Bovanenkovo, dove viene estratto 1/3 di tutto il gas della Russia. Il Nord della penisola è stato chiuso dall’esercito russo e sono stati costruiti impianti per l’estrazione e nuove infrastrutture, riducendo i pascoli e limitando la migrazione di alcune mandrie.
Inoltre , i giovani che si allontanano per lo studio, nei collegi più vicini, ma comunque lontani ore e ore dagli accampamenti, difficilmente ritornano alla vita nomade : viene riportato che oltre l’80% dei ragazzi non ritorna nei nuclei originari, ma si ferma in “città” scegliendo una vita stanziale.
Dai Nenets diventa molto chiaro quante cose possano essere superflue e quante siano invece essenziali; e forse anche quanto possa essere vicina la fine del mondo.

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